Premessa: sebbene la sezione più adatta per questo genere di discussioni è Il Salottino, ritengo che, data l'importanza dell'argomento, sia bene postare questa discussione in una sezione dove avrà una maggiore visibilità.
Come forse sapete, le associazioni per i diritti digitali sono attualmente sul piede di guerra, dal momento che la delibera AGCOM sul diritto d'autore sta per essere approvata.
Ma di cosa si tratta esattamente?
Cito da Tom's Hardware:
La delibera AGCOM sul diritto d’autore è al giro di boa: la battaglia sembra persa per gli attivi dei diritti digitali. Venerdì le parti si sono incontrate ma non sono giunte ad alcun compromesso. O meglio, secondo Luca Nicotra di Agorà Digitale il Garante avrebbe fretta di chiudere la partita per questioni prettamente politiche e di lobbying.
Com'è risaputo entro il 6 luglio il Garante delle Comunicazioni approverà la tanto contestata delibera sul diritto d'autore. Una sorta di regolamento che consentirà la cancellazione e l'inibizione di siti Internet (amatoriali e commerciali, compresi blog) sospettati di violare il diritto d’autore mediante il blocco dell'indirizzo IP o del Domain Name Systems.
I difetti di questa iniziativa, rilevati per lo più dagli esperti giuristi del Web, sono molti. Il primo è che l'AGCOM diventa di fatto una sorta di poliziotto: interviene se le richieste di rimozione di un titolare di copyright non vengono esaudite (dal sito) entro 48 ore. Ecco quindi scattare "una breve verifica in contraddittorio con le parti da concludere entro cinque giorni". In caso di esito negativo l'AGCOM dispone la rimozione e per i siti stranieri volendo anche "l’inibizione del nome del sito web […] ovvero dell’indirizzo Ip, analogamente a quanto già avviene per i casi di offerta, attraverso la rete telematica, di giochi, lotterie, scommesse o concorsi in assenza di autorizzazione, o ancora per i casi di pedopornografia".
"Saremo l'esperimento più avanzato di censura del nuovo millennio. È questo il baratro in cui stanno lanciando il sistema dell'informazione italiana", ha tuonato Nicotra.
"Calabrò non si era preparato un discorso o una parte da recitare. Non ha provato a contrapporre argomentazioni alle nostre, che ignari, siamo subito partiti, ordinati come scolaretti, a spiegare pacatamente le nostre posizioni e le nostre critiche", ha raccontato Nicotra dell'incontro con il presidente AGCOM.
"Calabrò ha deciso di mettere in scena il potere che non deve giustificarsi, che può dire beffardamente, quasi ingenuamente Speriamo di no mentre gli spieghiamo l'inferno di decine di migliaia di richieste di rimozione di contenuti da cui saranno sommersi. Sarà il far west, con un approssimazione totale nella decisione di rimuovere o chiudere siti web, e decine, centinaia forse migliaia di contenuti innocenti e abusi del sistema. È questa l'ovvio risultato della censura. È questo il motivo per cui non è mai accettabile in democrazia".
"Chissà com'eravamo buffi agli occhi di Calabrò quando gli abbiamo chiesto conto del fatto che senza preavviso aveva rimosso Nicola D'Angelo, l'unico commissario che aveva promesso una lotta fino all'ultimo per evitare un sistema di censura così pervasivo. Eravamo buffi e gli abbiamo ispirato una sorta di barzelletta: Mi avevano informato - ci ha detto sorridendo - che D'Angelo voleva dimettersi. E allora l'ho dimesso io, il giorno prima. Cosa potevamo rispondere noi di fronte a questo?", continua Nicotra facendo riferimento al licenziamento di Nicola D'Angelo.
"L'Italia sarà un esperimento, noi saremo un esperimento. Possiamo fermarci? ha chiuso Calabrò, e senza motivazione, e anzi contraddicendo quanto aveva appena detto circa la complessità della materia si è risposto No, dobbiamo chiudere subito, dobbiamo chiudere entro l'estate".
Insomma, il dibattito è stato ridotto ai minimi termini e secondo Nicotra la questione è semplice. "Si teme che presto l'aria politica fuori e dentro Agcom non sarà così favorevole. Forse non ci sarà la stessa protezione dei grandi soggetti dominanti il mercato dei media e non sarà così facile spianare la strada ai progetti di conquista che il sistema mainstream ha sull'informazione online. E allora bisogna fare in fretta, raccogliere tutto il possibile in tempi brevi", sottolinea l'esperto.
"E allora che importa se ci avevano assicurato che ci sarebbe stato un nuovo incontro con tutti i soggetti interessati per discutere i risultati della consultazione pubblica? Che importa se ci avevano rassicurato che il regolamento, nella sua forma definitiva sarebbe anch'esso entrato nuovamente in consultazione permettendo un ampio dibattito? Che importa mentire e mentire pubblicamente? Che importa? Hanno tagliato tutto perché hanno una fretta terribile. Se mamma televisione impone che il Web italiano debba essere forgiato in questo modo, Agcom e Calabrò obbediscono".
Pare che un funzionario AGCOM abbia sussurrato a Nicotra e il resto del gruppo del "Libro bianco su diritti d'autore e diritti fondamentali nella rete Internet" un ultimo messaggio da lasciare ai posteri.
"Ma è possibile che qui sotto vengano a protestare per ogni s*****ata e ora, che stanno per portare una censura infernale in Italia non c'è un cane che venga a dire qualcosa?".
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Cito da HWUpgrade:
Il 6 luglio è la data in cui, se tutto venisse confermato, verrà varato il provvedimento che fornirà all'AgCom (Autorità Garante per le Comunicazioni) delega e ampio margine di azione per esercitare il diritto d'autore e della gestione delle comunicazioni in rete.
Il decreto, già contestato in rete da diversi mesi, era giunto alla ribalta già nel mese di febbraio quando numerose associazioni tra cui Altroconsumo, Agorà digitale, Adiconsum, Assonet e Assoprovider, avevano sollevato la questione. Ad essere messi in discussione sono alcuni punti critici del decreto che, secondo quanto riportato dalle stesse associazioni, potrebbero rappresentare un problema se malamente applicate.
La paura di avere un controllore che possa, senza passare attraverso alcun sistema giudiziario, rendere un determinato sito irraggiungibile per la presenza di materiale audiovisivo protetto dal diritto d'autore è uno degli elementi critici su cui si dibatte. Ma non solo. Anche il fatto che un decreto di tale portata non venga nemmeno discusso in Parlamento rappresenta un importante e grave problema. Ecco, a seguire, il passo estrapolato dal decreto:
" [...]In particolare, tale nuovo articolo, al comma 2 lettera b), dopo aver fatto divieto ai fornitori di servizi di media audiovisivi di “trasmettere, ritrasmettere o mettere comunque a disposizione degli utenti, su qualsiasi piattaforma e qualunque sia la tipologia di servizio offerto, programmi oggetto di diritti di proprietà intellettuale di terzi, o parti di tali programmi, senza il consenso di titolari dei diritti”, al comma 3 attribuisce proprio all'Autorità il compito di emanare “le disposizioni regolamentari necessarie per rendere effettiva l'osservanza dei limiti e divieti di cui al presente articolo”. " Le disposizioni sono espresse in modo esaustivo nell'allegato B del decreto, che proponiamo nei link a fine pagina.
A conti fatti non cambia l'oggetto del contendere (filmati o brani protetti da musica d'autore), ma l'organo che decide e punisce determinati comportamenti. Un sito web privato che pubblica materiale audiovisivo protetto d'autore sarà così contattato da AgCom e invitato a rimuovere tale contenuto. Qualora questo non avvenisse sarà AgCom stessa a procedere rendendo, eventualmente, il sito irraggiungibile. Secondo quanto dichiarato nel decreto, tutte queste procedure saranno portate avanti chiamando sempre le parti in causa: eventuale utente, AgCom e detentore dei diritti del contenuto.
Sono state numerose le iniziative portate avanti nel corso degli ultimi mesi, senza però nessun riscontro diretto. Il tono della discussione si è così alzato. Il 14 giugno, infatti, è stato presentato alla Camera dei Deputati il "Libro bianco su copyright e tutela dei diritti fondamentali sulla rete internet", a firma dell'avvocato Fulzio Sarzana cui hanno contribuito Marco Scialdone, Paolo Brini, Luca Nicotra, Marco Pierani, Mauro Vergari, Stefano Quintarelli, Luca Annunziata, Gaia Bottà, Mauro Alovisio, Dino Bortolotto, Giovan Battista Frontera, Giulia Aranguena de la Paz, Centro Studi Informatica Giuridica Torino, Fabrizio Ventriglia.
La risposta AgCom non si è fatta attendere e due Commissari AgCom, Stefano Martusciello e Stefano Mannoni, nel corso di una intervista su Milano Finanza affermano che il Libro Bianco contiene "Tirate di propaganda e disinformazione, nella malcelata speranza di raccogliere facili consensi presso un pubblico della rete pronto a drizzare le orecchie ogniqualvolta si paventino minacce alla propria autonomia".
Le ultime accuse mosse dalle associazioni e dai promotori della protesta contro tale decreto, riguardano l'impossibilità di dibattito con l'autorità e con il suo presidente Calabrò: una posizione non aperta al dialogo che avrebbe deciso di , secondo quanto riportato, mettere in scena il potere che non deve giustificarsi.
Una questione spinosa che terrà sicuramente banco anche nei giorni a venire. Se da un lato c'è il popolo della rete, pronto a tutto pur di far valere i propri diritti, dall'altro si pone un'autorità che, come tale, deve e vorrà far rispettare quanto deciso. Due posizioni diametralmente opposte che, giocoforza, dovranno scontrarsi.
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Cito da Punto Informatico:
Roma - A poco più di sei mesi dalla pubblicazione della Delibera AGCOM 668/2010/CONS concernente l'avvio di un'audizione pubblica sui lineamenti di un provvedimento relativo all'esercizio "delle competenze dell'Autorità in materia di tutela del diritto d'autore sulle reti di comunicazione elettronica", l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sembra aver deciso: il prossimo 6 luglio adotterà la nuova disciplina sull'enforcement dei diritti d'autore online, dando piena attuazione ai lineamenti allora pubblicati ed ignorando, integralmente, i suggerimenti e le critiche ricevute nel corso dell'audizione.
L'Autorità del Presidente Calabrò si avvia dunque a trasformarsi, come già ipotizzato, in uno sceriffo dai modi piuttosto rudi, intenzionato a "fare giustizia" - o quella che riterrà essere giustizia - secondo un codice di guerra da esso stesso - sebbene con il prezioso contributo della lobby dei titolari dei diritti - elaborato ed attraverso procedimenti sommari che non terranno in nessun conto i diritti e le libertà fondamentali degli utenti della più grande piattaforma democratica che il mondo abbia mai conosciuto.
Un'Autorità una e trina che si attribuisce poteri che non le competono, scrive regole in aperta violazione di ogni più elementare principio di diritto e pretende di applicarle, in assoluta autonomia e senza interferenze da parte dei Giudici naturali.
Siamo di fronte a quella che appare come una perversa alchimia ed ad uno straordinario esperimento di inciviltà giuridica per effetto del quale stiamo per veder abdicato, d'un colpo, il principio della separazione dei poteri e quello del diritto alla difesa ed ad un giusto processo.
È un caso di scuola di ciò che in un ordinamento democratico non dovrebbe mai accadere che si parli di diritto d'autore o di questioni ben più importanti.
Siamo il "topo di laboratorio" dell'AGCOM che, su di noi, pare aver deciso di sperimentare l'ennesima ricetta inutile e liberticida elaborata dall'industria dei contenuti allo scopo di cercare, ancora una volta, vanamente di rimediare alla propria incapacità di adattarsi al mondo che cambia.
Regole che nascono vecchie, inattuabili ed antidemocratiche e che non serviranno a nulla se non a spillare denaro ai contribuenti.
Inutile, tuttavia, perder tempo a scrivere ciò che è sotto gli occhi di tutti e sarà ancor più evidente una volta che la nuova disciplina sarà in vigore.
Sembra, invece, più costruttivo mettere in fila i principali motivi per i quali la delibera AGCOM è illegittima e le iniziative che addetti ai lavori e società civile potrebbero intraprendere per reagire dinanzi all'ormai prossimo attentato ai diritti ed alle libertà fondamentali ordito da un'Autorità sulla carta indipendente e che dovrebbe tutelare anche i diritti degli utenti e dei consumatori.
Cominciamo dal principio.
L'AGCOM sembra intenzionata ad estendere l'ambito di applicabilità della nuova disciplina a chiunque pubblichi e/o consenta la pubblicazione di un contenuto audiovisivo online a prescindere dal tipo di attività svolta e dal luogo di stabilimento.
Non può farlo.
L'unico potere regolamentare in materia del quale l'Autorità dispone le proviene dal famigerato Decreto Romani che ha modificato l'Art. 32-bis del Testo Unico dei servizi dei media audiovisivi e radiofonici stabilendo che "I fornitori di servizi di media audiovisivi assicurano il pieno rispetto dei principi e dei diritti di cui alla legge 22 aprile 1941, n. 633, e successive modificazioni, indipendentemente dalla piattaforma utilizzata per la trasmissione di contenuti audiovisivi" e demandato, quindi, all'Autorità Garante per le Comunicazioni il compito di emanare "le disposizioni regolamentari necessarie per rendere effettiva l'osservanza dei limiti e divieti di cui al presente articolo".
Le nuove regole, dunque, non potranno che trovare applicazione nei soli confronti dei soggetti qualificabili quali "fornitori di servizi media audiovisivi" alla stregua del Testo Unico.
A norma di quanto disposto dall'art. 2 del Testo unico, "i servizi prestati nell'esercizio di attività precipuamente non economiche e che non sono in concorrenza con la radiodiffusione televisiva, quali i siti Internet privati e i servizi consistenti nella fornitura o distribuzione di contenuti audiovisivi generati da utenti privati a fini di condivisione o di scambio nell'ambito di comunità di interesse" non si considerano servizi media audiovisivi e, pertanto, nei loro confronti le nuove norme non potranno, in alcun caso, trovare applicazione.
Egualmente limitati sono i poteri dei quali l'Autorità dispone nei confronti dei soggetti non stabiliti in Italia.
Se, pertanto, il Regolamento prevedesse un più ampio ambito di applicazione, lo stesso risulterebbe illegittimo.
Analoghe perplessità in ordine alla legittimità della disciplina che AGCOM si avvia a varare concernono la circostanza che l'Autorità intende attribuirsi il potere di emettere provvedimenti in via cautelare ed urgente analoghi - almeno nel contenuto e negli effetti - a quelli che già oggi possono essere richiesti alle sezioni specializzate di proprietà intellettuale dei Tribunali Ordinari.
Tali provvedimenti, tuttavia, hanno per presupposto di legittimità - e stringenti obblighi in tal senso sono imposti anche dagli accordi TRIPS - la circostanza di dover necessariamente avere un'efficacia temporanea ed anticipatoria rispetto ad un accertamento giurisdizionale a cognizione piena che deve, poi, essere immediatamente svolto.
Qualora, pertanto, le nuove regole non imponessero ai titolari dei diritti, a seguito della richiesta di rimozione di un contenuto in sede amministrativa, di promuovere un procedimento giurisdizionale per l'accertamento del diritto del quale si è chiesta tutela in via cautelare, esse risulterebbero, ancora una volta, illegittime.
Sarebbe, probabilmente, già abbastanza per suggerire ad AGCOM di astenersi, in extremis, dall'adozione di un insieme di norme certamente illegittime e destinate ad essere dichiarate tali dai Giudici amministrativi e/o da quelli europei. Ma c'è di più.
I contenuti sui quali AGCOM sembra intenzionata a riservarsi il diritto di stringere la cesoia appartengono, infatti, agli utenti che li pubblicano in Rete attraverso i servizi erogati dagli intermediari della comunicazione e costituiscono esercizio di libertà e diritti a questi ultimi riconducibili: libertà di impresa, libertà di manifestazione del pensiero, diritto di cronaca o, piuttosto, diritto all'identità personale.
Tali contenuti, pertanto, non possono legittimamente essere rimossi dallo spazio pubblico telematico in mancanza di un processo nell'ambito del quale sia offerta all'autore del contenuto e/o all'uploader la possibilità di difendersi e sia garantito un risarcimento per l'ipotesi - assai probabile in procedimenti che AGCOM vorrebbe celebrare in cinque giorni ed in contraddittorio con un soggetto diverso dall'uploader - di errore "giudiziario".
Qualora la disciplina che AGCOM si avvia a varare ignorasse tali elementari principi la stessa si porrebbe in palese ed aperto contrasto con il diritto al contraddittorio, all'indennizzo e, più in generale, al giusto processo sanciti tanto dalla nostra carta costituzionale che, con specifico riferimento alle questioni di proprietà intellettuale, dagli accordi TRIPS.
Veniamo, a questo punto, a cosa fare se, come appare probabile, AGCOM attuerà i propri perversi intendimenti.
È, innanzitutto, evidente che, in molti, impugneranno dinanzi ai giudici amministrativi nazionali il nuovo regolamento che altro non è se non un atto amministrativo illegittimo per le ragioni anzidette.
Nel primo procedimento che dovesse scaturire dall'applicazione della nuova disciplina, inoltre, sarà opportuno sollevare una bella questione di pregiudiziale comunitaria e chiedere alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea se ritiene compatibile con l'ordinamento europeo un insieme di norme nazionale che producano i perversi effetti sopra ricordati.
La risposta sembra scontata ma, considerata la caparbietà con la quale AGCOM si è pervicacemente legata all'idea, val la pena che qualcuno, dall'alto, le tiri le orecchie nella speranza di farla rinsavire.
Tenuto conto, inoltre, che nelle cesoie dell'Autorità finiranno presto diritti fondamentali di utenti e cittadini, sembra indispensabile che dell'italico approccio alla tutela dei diritti d'autore venga interessata la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo la quale ha già più volte ricordato che la libertà di informazione non è un diritto immolabile sull'altare di diritti patrimoniali e per volere di un'Autorità amministrativa semi-indipendente.
C'è poi il capitolo relativo ai risarcimenti del danno che chiunque potrà chiedere ad AGCOM ed ai titolari dei diritti per le centinaia di migliaia di ipotesi nelle quali, certamente, il ritmo e la mole di informazioni da processare comporterà come conseguenza la commissione di gravi errori in danno di utenti ed operatori di comunicazione.
Sin qui per quanto riguarda i principali rimedi esperibili in sede giudiziaria.
Ma vediamo ora cosa può fare la società civile per far sentire la propria voce.
Occorre, innanzitutto - e l'Istituto per le politiche dell'innovazione con gli amici della FEMI e di Agorà digitale sta già lavorando in questa direzione - dar vita ad un portale nel quale tener traccia, in tempo reale, di tutte le richieste di rimozione che perverranno ad AGCOM e delle risposte di AGCOM a tali richieste. In questo modo sarà possibile monitorare rapidamente l'incidenza della nuova disciplina sulla libertà di informazione e sulle altre libertà fondamentali e prepararsi a spiegare "in numeri" alle diverse autorità che si troveranno ad occuparsi della questione i limiti e le conseguenze dell'iniziativa AGCOM.
Ma, probabilmente, si potrà fare di più.
L'idea è quella di una disobbedienza civile al contrario - verrebbe da dire, di una minuziosa obbedienza civile - che valga ad inondare le scrivanie - fisiche e virtuali - dell'Autorità di centinaia di migliaia di richieste di rimozione ogni mese così da far comprendere all'Autorità che la procedura ideata è costosa ed inutile e, auspicabilmente, indurla a desistere dal proprio intendimento.
La Rete - e lo stanno dimostrando in queste ore i fatti della Val di Susa - è ormai divenuta lo spazio pubblico per eccellenza nel quale ciascuno ha, finalmente, la possibilità di incidere sui processi democratici del Paese. Non possiamo lasciare che l'accesso e la libertà di informazione a questo straordinario spazio pubblico siano governati da quelle stesse dinamiche politico ed economiche che, negli anni, hanno privato il Paese dello spazio pubblico televisivo.
La Rete è nostra. Difendiamone la libertà.
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Il problema è dunque spinoso.
Con una veloce ricerca in Internet ci si può facilmente rendere conto di come più o meno tutti siano contrari ad un simile provvedimento.
Ovviamente, ad essere favoreli sono le "Lobby Industriali", uniche insieme alle "Lobby Politiche" a trarre effettivi vantaggi dalla situazione.
Se pensate che quanto stia avvenendo sia colpa di qualcuno in particolare, sbagliate di grosso. Tanto la "Destra", quanto la "Sinistra" ed il "Centro" sono egualmente favorevoli e coinvolte in questa storia.
Quasi a dimostrare che, quando si tratta di interessi, non conta l'orientamento politico.
Forse alcuni di voi pensano che la cosa non li riguardi, ma questo é un qualcosa che riguarda tutti.
La cosa migliore da fare è contribuire alla diffusione di informazioni, documentarsi, informarsi e informare quanta più gente possibile di cosa sta, effettivamente, avvenendo.
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